Biografia
Nato a Coazze di Moglia (Mantova) nel 1947, si diploma all'Istituto Statale d'Arte A. Venturi di Modena. Il periodo modenese e' fondamentale per la sua formazione anche grazie al contributo del prof. Pompeo Vecchiati che lo conduce verso il neonaturalismo emiliano che si esprime nella mediazione tra primitive proposte figurative e nuove scansioni materiche.
Dopo Modena, Milano dove frequenta i corsi serali della scuola libera del nudo dell'Accademia di Brera, sotto la guida di Aldo Salvatori. Nell'ambiente culturale milanese, diviene dominante l'interesse per l'informale, per le ricerche materiche e gestuali: la stagione che si apre sulle accensioni del movimento concreto del new dada con la sua poetica dell'oggetto e l'apertura di un nuovo realismo nascente. Dopo aver lavorato per alcuni mesi al restauro delle vetrate del Duomo, lascia il capoluogo lombardo e torna a vivere in provincia, nella casa dei genitori . Inizia cosi' a frequentare l'ambiente artistico di Mantova e stringe amicizia con i giovani artisti del periodo: in questo contesto ha origine il tema dell'albero, insistito con molteplici varianti nei cicli operativi dell'artista.
Cosi' negli anni settanta, Capisani si propone, nella situazione artistica non solo mantovana, fra gli interpreti piu' nuovi del paesaggio padano. Sa coniugare istanze e memorie tradizionali con moderni dettati concettuali e simbologie universali che, proprio nell'albero, foglia, ramo hanno espressione atavica. Il tempo, il divenire eterno delle stagioni e il variare delle luci padane sono narrati nelle opere che Capisani costruisce attraverso un continuo processo d'affermazione e negazione. Impiega veline, matite, carte di vario spessore, varie tecniche di stampa, con una proliferazione materica spiegabile da un lato, con l'attenzione alle ricerche in atto in Italia sulle possibilita' espressive dei materiali, dall'altro, con l'operazione mentale di crescita, omologata al naturale. Nascono cicli di lavori nei quali l'accumulo, la presentazione seriale, il registrare lo scarto della minima variante di trasformazione dell'oggetto naturalistico "guida" esprimono la costruzione dell'opera per ricomposizione di frammenti e dettagli visivi, ben evidenti anche nell'impiego di tecniche artistiche del tutto personali.
Negli anni ottanta nascono i cicli I giorni o delle 365 tracce, l’arco delle ore, i mesi, ecc. si tratta di un flusso di immagini modulari istallabili ora a parete ora a terra, secondo un movimento a spirale, orizzontale o verticale, dove scorrono luci, nascita e morte delle stagioni, tracce cromatiche meteorologiche del tempo. E’ In questo periodo che stringe un forte legame di amicizia con gli artisti: Bassignani, Dalmaschio, Troletti, Pedrazzoli, Banali creando un sodalizio con i quali si svilupperanno molte iniziative espositive e culturali oltre a scambi di idee e pareri sull’arte in generale e non solo.
L’artista, negli anni novanta elabora e affina sempre più il suo linguaggio che alterna giochi di trasparenze e affogamenti nel colore bituminoso; è privilegiata sempre la presentazione per rettangoli o quadrati variamente composti con un recupero, in questa veste, anche della memoria artistica e storica del rilievo in pietra o in cotto della plastica medioevale tipicamente padana. In questo contesto ha origine il tema dell’albero, insistito con molteplici varianti nei cicli operativi dell’artista.
Seguendo una sua personale linea poetica, Capisani continua incessantemente, la sperimentazione e la ricerca
di nuove soluzioni tecniche ed espressive, l’uso di materiali nuovi e strumenti informatici per meglio
soddisfare le proprie esigenze estetiche e le proprie necessità interiori.
Attraverso una nuova
visione dell’immagine, l’artista in questi ultimi tempi tenta un difficile equilibrio tra la sua esperienza
poetica e quel che resta dei disastri provocati dall’uomo e dalla natura.
Abilitato all’insegnamento di
Disegno e Storia dell’Arte a Pisa, Educazione Artistica a Milano e Discipline
Pittoriche a Roma, ha insegnato e svolto attività didattiche presso scuole statali mantovane dal
1971 al 2004.
Presente sulla scena artistica dal 1963, ha partecipato a diverse importanti rassegne artistiche nazionali, ha esposto in gallerie pubbliche e private italiane e straniere.
Dal 1985 è il Direttore artistico della Pinacoteca Comunale di Quistello, nell’espletamento dell’incarico ha
organizzato e curato importanti e numerose mostre, impegnandosi soprattutto nella documentazione del lavoro
degli artisti mantovani fra Ottocento e Novecento in ogni settore espressivo. Nel 2006 ha contribuito in
modo essenziale alla realizzazione del Museo Diffuso “Giuseppe Gorni” di Nuvolato.
Appassionato
collezionista di disegni, grafica, stampe e libri antichi, storia postale collabora dal 1991 con Il Circolo
Filatelico, Numismatico ed Hobbistico di Gonzaga all’organizzazione della Mostra Mercato “Del c’era una
volta”.